L’evoluzione del tatuaggio come forma d’arte

Grazie anche alla Biennale di Venezia è venuta fuori la considerazione del tatuaggio come forma d’arte come tema attuale e discusso da un po’ di esperti. Da anni ci sono artisti che cercano di far superare gli stereotipi che rinnegano al tatuaggio la sua importanza artistica mettendolo sempre al bando come elemento considerato in alcuni ambiti non degno di considerazione positiva. 

Già qualche anno fa, grazie alla moda si era proposta una sfilata dedicata a modelle tatuate che mostravano le loro schiene tatuate incorniciate da pizzi e stoffe pregiate. Quest’estate la Tattoo Forever tenutasi a Roma ha già innalzato il tatuaggio a forma di arte contemporanea. 

Tra gli organizzatori il tatuatore Marco Manzo che a suo tempo aveva affermato che lo scopo di quella e altre manifestazioni era di ” abbattere la discriminazione di cui è spesso vittima il tatuatore: su un supporto diverso dalla pelle alcuni lavori sarebbero trasversalmente riconosciuti come opere d’arte.Ma per farlo, dobbiamo innanzitutto inserirci in un contesto credibile”.

Come dargli torto? Solo che se il tatuaggio nasce per la pelle, allora che i quadri diventino di pelle. La Biennale di Venezia, con la mostra presentata da Pellerone, è un modo per far entrare il tatuaggio a pieno titolo tra le forme d’arte. Quadri in pelle sintetica che possono farsi spazio tra eventi pubblici di vario genere e tra i musei. 

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